Sono psicologa, psicoterapeuta e psicodiagnosta ad indirizzo psicodinamico integrato alla metodologia EMDR (dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) . Mi occupo di adolescenti e adulti per la promozione della salute psicologica, la prevenzione e trattamento di varie forme di malessere psicologico come disturbi d’ansia, depressioni o alterazioni dell’umore, disordini alimentari, reazioni da stress, dipendenze, disagi adolescenziali, disturbi di personalità, e altre condizioni psicologiche che possono alterare, anche solo momentaneamente, il normale funzionamento di vita di ognuno. Mi occupo inoltre di gestione ed elaborazione di eventi traumatici o eventi stressanti attraverso EMDR. Subito dopo aver vissuto un evento traumatico il nostro organismo e il nostro cervello vanno incontro ad una serie di reazioni di stress fisiologiche, che nel 70-80% dei casi tendono a risolversi naturalmente senza un intervento specialistico. Quando questo non succede, però, la persona può avvertire la sensazione di rivivere l'evento e provare le stesse emozioni anche a distanza di molto tempo. Attraverso l'EMDR è come se l'esperienza venisse ricollocata nel passato generando il cambiamento delle idee su di Sè, delle emozioni e dei comportamenti che diventano più adattativi . La mia formazione di base è di tipo psicodinamico integrata, che applica il modello medico allo studio della mente evidenziando la necessità, prima del trattamento, di comprendere la personalità nella sua interezza (diagnosi). Alla diagnosi categoriale o multiassiale (insieme di sintomi che compongono un disturbo) si affianca la valutazione della personalità globale con le sue risorse risorse personali familiari sociali, con i suoi aspetti inconsci e coscienti, con i suoi livelli emotivi e rappresentativi. Il sintomo viene così a concepirsi come la punta di una iceberg o “la migliore soluzione” (Ping Pao, 1979) che consente ad un individuo di raggiungere un equilibrio talvolta angosciante ma comunque “funzionale”. Il trattamento non può avere luogo senza la comprensione e l’attribuzione di senso, per accogliere nella sua interezza, il mondo interno della persona e provare, insieme a lei, a sperimentare “nuovi passi” (Mitchell, 1998) ovvero nuovi modi di essere nel mondo.

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